Nuove tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina
Autori: Prof. Dr. Jacky Tang, Chief Investment Officer and Head of DPM for EM Dr. Dirk Steffen, Chief Investment Officer for EMEA Wolf Kisker, Senior Investment Strategist Swati Bashyam, Investment Officer APAC.
Key takeaways
- Scorsa settimana le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina si sono intensificate.
- Gli ultimi commenti di Trump hanno indicato che gli Stati Uniti sono disponibili a negoziare con la Cina se Pechino è «pronta ad essere ragionevole». I mercati hanno trovato un sollievo parziale dopo le vendite di venerdì. I rischi rimangono in entrambe le direzioni e la volatilità potrebbe protrarsi.
- Per quanto riguarda l’azionario cinese, saranno fondamentali gli eventi politici della Quarta Sessione Plenaria del partito dal 20 a 23 ottobre e il Central Economic Work Forum (CEWC) di dicembre.
- Il focus sui settori chiave della tecnologia, sulla ricerca e sviluppo e sulla transizione verde dovrebbe portare beneficio alle società tecnologiche che dominano l’Hang Seng le cui valutazioni sono basse con un P/E a 11,1x.
Che cosa è successo?
Scorsa settimana le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina si sono intensificate:
A primo impatto, la decisione cinese di scorsa settimana è apparsa inusuale. La maggior parte delle sue manovre commerciali verso gli Stati Uniti erano sempre state di natura ritorsiva. Tuttavia, va osservato che il 29 settembre, gli Stati Uniti avevano inasprito i controlli alle esportazioni sulla base di una sorta di "regola di affiliazione" che limita le esportazioni anche verso le società con legami finanziari a quelle che figurano sulla «entity list» statunitense. Questa norma ha ampliato il campo di applicazione delle restrizioni e potrebbe avere molte implicazioni negative per le imprese cinesi che si affidano a tecnologie USA. Tali norme avranno pieno effetto solo a partire dal 28 novembre, ovvero pochi giorni prima dell'entrata in vigore dei nuovi controlli sulle esportazioni di terre rare da parte della Cina. Pechino ha anche attuato una manovra simile, rispecchiando quello che gli Stati Uniti hanno imposto al settore delle attrezzature per la produzione di chip e semiconduttori «high-end», introducendo una norma che controlla non solo l'esportazione cinese diretta di un prodotto mirato, ma anche le esportazioni di altri Paesi che incorporano l’utilizzo di determinati prodotti cinesi.
Nonostante l'intensificarsi delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, a settembre le esportazioni cinesi sono cresciute al ritmo più rapido degli ultimi sei mesi, crescendo dell'8,3% YoY, e il surplus commerciale è aumentato dell'11% YoY a USD90,5 miliardi. La forte domanda proveniente dai mercati non statunitensi ha compensato il calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti. L’aumento delle altre esportazioni riflette la strategia di diversificazione della Cina e il ricorso ai trasbordi tramite altri Paesi con tariffe più basse. Le esportazioni negli Stati Uniti sono diminuite del 27% YoY, mentre le esportazioni di terre rare sono diminuite del 30% MoM. Le importazioni sono aumentate del 7,4% YoY, il ritmo più rapido dall'aprile 2024, sebbene le importazioni dagli Stati Uniti siano diminuite del 16% YoY, una riprova che la Cina ha sostituito le importazioni di soia dagli Stati Uniti con altri Paesi. I dati mostrano come la Cina stia riducendo con successo la sua dipendenza dagli Stati Uniti e sia quindi pronta a subire un minore impatto dai dazi statunitensi.
Gli ultimi commenti di Trump hanno indicato che gli Stati Uniti sono disponibili a negoziare con la Cina se Pechino è «pronta ad essere ragionevole». I mercati hanno trovato un sollievo parziale dopo le vendite di venerdì. I mercati europei si sono mossi al rialzo oggi e i futures sull’S&P 500 sono in rialzo dell’ 1,4%. Il rendimento dei titoli di Stato cinesi a 10 anni è sceso all'1,75% oggi, toccando il livello più basso in cinque settimane, quando gli investitori si erano mossi verso attivi più sicuri. Lo yuan offshore è salito a circa 7,14 per dollaro, recuperando terreno dopo le perdite recenti. I mercati asiatici hanno recuperato una parte delle perdite viste immediatamente dopo l'apertura. La borsa di Hong Kong è scesa quasi dell’1,5%, segnando il sesto giorno consecutivo di perdite e raggiungendo il minimo da un mese a questa parte. Le vendite hanno coinvolto tutti i settori. I titoli tecnologici, quelli di consumo e i finanziari sono scesi ciascuno tra l’1% e il 2% circa. Nella Cina continentale, l'indice composito di Shanghai è rimasto invariato, aiutato dalla performance positiva del settore tecnologico, mentre la Borsa di Shenzhen è scesa di quasi l'1,0%, estendendo le perdite della sessione precedente. In questo caso, le azioni tecnologiche e quelle legate al settore energetico hanno guidato i ribassi.
Prima del weekend, venerdì, negli Stati Uniti, i principali indici hanno subito un calo marcato, cancellando circa USD 2.000 miliardi di capitalizzazione di mercato e registrando la peggiore performance giornaliera da aprile. L’indice NASDAQ Composite, esposto alla tecnologia, ha guidato la discesa, perdendo il 3,6%, mentre l’S&P 500 è sceso del 2,7% e il Dow Jones dell'1,9%. Al momento, i futures azionari stanno recuperando in parte sia in Europa che negli Stati Uniti. I future sull’S&P 500 stanno registrando un incremento dell'1,3% e quelli del Nasdaq dell'1,8%. Le aspettative sono elevate per la stagione degli utili del Q£, che inizia questa settimana con le banche statunitensi.
Quali sono le implicazioni per gli investitori?
L'acuirsi delle tensioni rischia di compromettere mesi di progressi nei negoziati commerciali. Fino a poco fa, il mercato aveva assunto che le relazioni commerciali tra Washington e Pechino sarebbero migliorate e che sarebbe stato possibile raggiungere un compromesso in occasione dell’incontro previsto tra il presidente Trump e il presidente Xi Jinping al vertice APEC in Corea del Sud (31 ottobre-1 novembre). Ma le preoccupazioni per possibili ritorsioni cinesi e la prospettiva di una vera e propria guerra commerciale hanno portato ad una brusca rivalutazione del rischio. I titoli tecnologici, in particolare i produttori di semiconduttori che dipendono dagli scambi commerciali con la Cina, sono stati i più colpiti. Tuttavia, le vendite sono state ampie e hanno coinvolto tutto il mercato con gli investitori che hanno ridotto i rischi. Questo potrebbe essere frutto della retorica aggressiva, o semplicemente perché il mercato attendeva una correzione. I rischi politici globali si erano accumulati - come la crisi in Giappone e in Francia, lo «shutdown» del governo americano e l'incertezza sulle politiche fiscali nel Regno Unito in vista del bilancio d’autunno - alimentando la sensibilità degli investitori e la volatilità dei mercati - in particolare negli Stati Uniti, dove le valutazioni erano piuttosto estese dopo il recente rally.
Guardando avanti, la questione fondamentale per i mercati è se le tariffe recentemente annunciate dagli Stati Uniti e dalla Cina saranno effettivamente implementate. Se così fosse, potrebbero causare complicazioni importanti delle catene di approvvigionamento globali, in particolare nella manifattura di alta tecnologia. Oppure le misure serviranno solo come leva negoziale in vista delle discussioni bilaterali che si terranno al vertice APEC. Il recente successo dei controlli alle esportazioni di terre rare potrebbe aver fornito alla Cina un mezzo per prendere posizione contro gli alti dazi statunitensi annunciati all'inizio di quest'anno. La Cina, infatti, potrebbe ora sentirsi incoraggiata a tirare la corda nei suoi negoziati bilaterali con gli Stati Uniti. Alcune indiscrezioni suggeriscono che i funzionari cinesi stiano puntando all'eliminazione dei dazi del 20% imposti dagli Stati Uniti all'inizio di quest'anno.
I rischi sono in entrambe le direzioni e la volatilità potrebbe persistere nel breve periodo. Gli annunci suggeriscono uno spettro di esiti possibili più ampio rispetto quanto fosse prevedibile in precedenza sulla base dei colloqui degli ultimi mesi tra i due Paesi. Da una parte c’è la possibilità di maggiori concessioni, dall’altra il rischio di nuove restrizioni sostanziali alle esportazioni e quindi di dazi più elevati, almeno temporaneamente. Con l'incontro tra i leader dei due Paesi all'APEC alla fine di ottobre e il Segretario del Tesoro USA Bessent e il Vice Premier He Lifeng che potrebbero incontrarsi a Francoforte nelle prossime settimane, l'escalation da parte di entrambe le parti potrebbe essere interpretata come possibile arma di negoziazione in vista del periodo di tregua commerciale che terminerà il 10 novembre.
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