Il folk come riscoperta delle radici

A tre anni dall’uscita di “Unfollow the rules”, e nel venticinquennale del suo album di esordio (“Rufus Wainwright”, uscito nel 1988 e recentemente ripubblicato in una versione “25th Anniversary Edition”, con le versioni rimasterizzate dei brani originali), torna al pubblico con un nuovo lavoro dal titolo “Folkocracy” il cantautore statunitense naturalizzato canadese Rufus Wainwright, considerato tra i più autorevoli compositori viventi.
Già dal nome (oltre che dall’immagine di copertina), il nuovo album è una sorta di riscoperta delle proprie radici, anche in occasione dell’avvicinarsi del cinquantesimo compleanno dell’artista: che, non a caso, ha definito l’album quasi “la registrazione di una festa di compleanno e un auto-regalo di compleanno”. Rufus, figlio dei musicisti folk Loudon Wainwright III e Kate McGarrigle, ha trascorso la sua infanzia immerso in questo genere musicale, tra festival e concerti di famiglia. Un folk a cui, nel suo disco, regala nuova linfa attraverso preziosi arrangiamenti e collaborazioni di pregio, con duetti che coinvolgono artisti del calibro di Brandi Carlile (in “Down in the Willow Garden “), John Legend (in “Heading for Home”), Chaka Khan (in “Cotton Eyed Joe”), Madison Cunningham (in “Alone”), Sheryl Crow (in “Twelve-Thirty (Young Girls Are Coming To The Canyon)”), Andrew Bird (in “Harvest”), ANOHNI (in “Going to a Town”), David Byrne (in “High on a Rocky Ledge”), Nicole Scherzinger (in “Kaulana Na Pua”), nonché le sue due sorelle, Martha Wainwright e Lucy Wainwright Roche, che in “Hush Little Baby” e “Wild Mountain Thyme” firmano una vera e propria riunione di famiglia.

Come lo stesso Wainwright ha commentato: “In passato mi sono tenuto lontano dal folk prediligendo opera e pop. Ma sono figlio di una vera e propria folkocrazia che si è mescolata abbondantemente con altre folkocrazie tipo i Seeger e i Thompson. Avvicinandomi a passo spedito ai 50 anni d’età, ho deciso di tornare là dove tutto è iniziato”.

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