Il rinascimento secondo Beyoncé

Senza dubbio uno dei dischi più attesi dell’anno, l’ultimo album di Beyoncé dal titolo “Renaissance” è la prima parte di una trilogia ideata dall’artista durante il periodo di lockdown.

Un lavoro sontuoso, che comprende ben sedici tracce per sessantadue minuti di durata e che conferma la creatività e l’energia della cantautrice statunitense: un viaggio alla scoperta (meglio ancora, alla riscoperta) di generi musicali che spaziano tra disco, house e techno, dagli anni 70 all’epoca attuale.

Una raccolta di brani coinvolgenti, divertenti ed estremamente ballabili, che riflettono il “rinascimento” dell’artista, la quale ha raccontato come lavorare a questo disco le abbia permesso di sentirsi “libera e avventurosa in un momento in cui poco altro si muoveva. Volevo creare un luogo sicuro, dove non essere giudicati, in cui essere liberi dal perfezionismo e dal rischio di pensare troppo, un luogo dove urlare, liberarsi, sperimentare la libertà”.

Manca, forse, il pezzo singolo capace di guadagnare quella notorietà planetaria di altri grandi successi della cantante; ma, per contro, l’intero album si presenta come innegabile testimonianza della sua crescita personale, della sua capacità di trasformarsi e di sperimentare nuovi percorsi, della volontà di innovazione che si riflette nei più diversi aspetti dei singoli brani: l’architettura, la ricerca, lo stile, l’originalità.

Dalle ritmiche trascinanti di “Break my soul”, scelto come brano di lancio, passando per lo scanzonato disco-funk di “Cuff it” e la travolgente “Alien superstar” fino all’elegante soul urbano della lunghissima (6 minuti) “Virgo’s groove”, il nuovo disco di Beyoncé conferma una volta di più lo straordinario carisma di un’artista che può senza dubbio - e a pieno titolo - fregiarsi del regale soprannome di “Queen Bey”.

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