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db Magazine
March 20, 2023
Abiti griffati di seconda mano. L’ultima tendenza dell’haute couture
La transizione “green” sta impattando in maniera significativa anche sul mondo dell’alta moda. In che modo?
Con il second hand di lusso che privilegia l’acquisto di abiti “usati”, nell’ottica di una maggiore spinta all’economia circolare, cioè al riutilizzo. Attualmente è un mercato che vale tra i 100 e i 120 miliardi di dollari. Ed è destinato a crescere. Ecco come le case di moda cercano di rendere sempre più “verde” abbigliamento e accessori.
L’alta moda è sempre più sostenibile. Questa svolta green non riguarda esclusivamente i materiali con cui pensare e realizzare le collezioni, l’abolizione delle pellicce o l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra generate durante la produzione. Ma anche la possibilità di far vivere un capo molto più a lungo grazie all’usato. A descrivere un fenomeno in ascesa è lo studio targato Boston Consulting Group, multinazionale statunitense di consulenza strategica, secondo il quale il mercato dell’usato di lusso farà registrare una crescita annua a doppia cifra, del 20-30%, per i prossimi tre anni. Del resto, sono sempre più diffuse (e numerose) le piattaforme dedicate ad abiti e accessori second hand. Rigorosamente griffati.
Alta moda e sostenibilità
Il mercato della moda di seconda mano, sempre secondo lo studio Bcg, rappresenta già tra il 3% e il 5% di tutto il settore abbigliamento, calzature e accessori. Nel 2023 si prevede che i pezzi pre loved (com’è anche chiamato l’usato di lusso) rappresenteranno il 27% degli armadi. Tra le motivazioni che spingono i consumatori ad acquistare capi ambiti ed esclusivi dell’alta moda second hand vi è una maggiore attenzione alla circolarità, cioè a quel particolare modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e dei prodotti, nell’ottica di farli vivere il più a lungo possibile evitando gli sprechi. Senza considerare i vantaggi legati al rapporto qualità - prezzo. E così, attirati dalle opportunità di un mercato in continua espansione, i brand del lusso stanno valutando opzioni sostenibili con cui attrarre clienti nuovi oppure già esistenti, spinti da precise esigenze: rispetto e attenzione per l’ambiente, ma anche la possibilità di aggiudicarsi pezzi unici o particolari a prezzi vantaggiosi. Non tutti i grandi marchi però hanno scelto le stesse strategie per inserirsi in questo nuovo scenario. Alcuni hanno lanciato iniziative a tema, altri hanno puntato su partnership o su operazioni finanziarie.
I marchi di fascia alta scommettono sull’usato
Una soluzione per dei capi già destinati a essere rivenduti è quella di dotarli di un codice QR o di un tag NFC, vale a dire minuscole “etichette elettroniche” che vengono applicate a determinati oggetti per renderli connessi e “smart”, con cui l’acquirente può avere subito a disposizione una sorta di “carta d’identità digitale” che ne certifica l’autenticità. In alcuni casi, poi, le maison hanno creato alleanze con gli e-store più conosciuti, oppure con partner logistici per facilitare l’acquisto del lusso di seconda mano. Altri brand di haute couture hanno invece promosso iniziative per l’acquisto e la vendita di abbigliamento usato su un sito web dedicato, oppure attraverso store selezionati.
A cura di OFNetwork
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