db Magazine April 11, 2022

Sul lavoro aumentano le disparità tra donna e uomo: come ha influito la pandemia?

Ormai è certo. Il Covid-19 ha inciso notevolmente sulle differenze tra i generi. Da un lato, a causa del calo occupazionale registrato prevalentemente nel settore dei servizi, che impiega manodopera soprattutto femminile.

È da anni che se ne parla, tentando di trovare in qualche modo una soluzione. Eppure, il gender gap, vale a dire la disparità di remunerazione e carriera che separa gli uomini e le donne in ambito lavorativo, è un tema diventato con la pandemia più che mai attuale. L’emergenza sanitaria, infatti, ha acuito le differenziazioni di genere, rendendo questo divario sempre più difficile da colmare. 

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Come ha inciso il Covid-19 

Innanzitutto, a differenza delle crisi precedenti che hanno interessato per lo più l’industria e il settore manifatturiero, incidendo quindi direttamente sul tasso di occupazione maschile, quello che è accaduto nel biennio di emergenza sanitaria è esattamente l’opposto. Ad essere maggiormente impattato dalle chiusure governative è stato, infatti, il vasto settore dei servizi, dalla ristorazione ai negozi di vendita al dettaglio, storicamente caratterizzato da una forza lavoro a prevalenza femminile. Il vasto ricorso alla cassa integrazione, quindi, ha portato a una penalizzazione nelle retribuzioni e, in molti casi, addirittura al licenziamento. 

Non solo. Anche lo smart working ha influito negativamente. Le donne, infatti, si sono ritrovate a dover gestire contemporaneamente il carico domestico, alternando la cura della casa, dei figli in Dad o degli anziani bisognosi, al tradizionale lavoro svolto in ufficio.
Secondo i dati di uno studio dell’Axa Research Lab on Gender Equality istituito presso l’Università Bocconi di Milano, infatti, durante le prime due ondate pandemiche circa il 65% delle donne ha visto aumentare le incombenze domestiche, dovendo dedicare più ore al giorno agli incarichi casalinghi e rendendo più complicato il bilanciamento tra lavoro e cura della casa e della famiglia. 

Una situazione che ha inevitabilmente provocato conseguenze a lungo termine. Le donne si sono trovate nella difficile situazione di dover scegliere di licenziarsi o di ridurre le ore lavorate per riuscire a far fronte a tutti gli impegni. Non solo. Bisogna poi considerare anche che hanno svolto un ruolo chiave nella lotta contro il Covid-19: la manodopera femminile costituisce, infatti, a livello globale, circa i due terzi della forza lavoro sanitaria (sono soprattutto impiegate come infermiere e ostetriche). E questo loro impegno ha comportato un maggiore sforzo e un elevato livello di stress. 

Una strada ancora lunga 

Il “Global Gender Gap Report 2021” del World Economic Forum ha recentemente stimato che la strada che porta alla riduzione o all’annullamento di questo divario si è allungata di ben 36 anni. Secondo i ricercatori, infatti, ci vorranno (a livello globale) 135 anni per superare la discriminazione in ambito lavorativo e arrivare alla parità di genere.
Per quanto riguarda l’Italia, nello specifico, il Global Gender Gap Report, che analizza i progressi dell’uguaglianza di genere in 156 Paesi del mondo sulla base di quattro dimensioni chiave (politica, economia, educazione e salute), evidenzia un piccolo segnale di miglioramento. Nella speciale classifica, l’Italia guadagna 13 posizioni, ma si colloca solo al 63esimo posto. 

A cura di OF Network


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