Per l’attuazione dell’agenda Draghi in Italia servono 80-100 miliardi annui per i prossimi 5-10 anni
Il report di Deloitte parte dall’analisi del debito pubblico italiano per indagare le possibili soluzioni che permettano al Paese di riprendere in mano il proprio destino attraverso l’autofinanziamento.
L'Italia avrebbe bisogno di investire 80-100 miliardi di euro annui per 5-10 anni per raggiungere gli obiettivi di crescita, competitività e sostenibilità indicati dall’ex presidente del consiglio e della Banca centrale europea Mario Draghi nel report “The future of European competitiveness”.
È quanto emerge dal report di Deloitte “Ridurre il debito pubblico in Italia valorizzando i suoi asset reali. Padroni del nostro Destino”, lo studio che a partire dall’analisi del debito pubblico italiano – previsto a 3mila miliardi di euro nel 2025 di euro - indaga le possibili soluzioni che permettano al Paese di riprendere in mano il proprio destino attraverso l’autofinanziamento.
In particolare, secondo lo studio, la privatizzazione di asset finanziari liquidi, come le partecipazioni dello Stato in aziende quotate e non, potrebbe contribuire all’ottimizzazione della finanza pubblica, ma un impatto più strutturale può derivare dall’investimento nelle molte attività reali e risorse naturali del Paese, quali il patrimonio immobiliare pubblico e le infrastrutture, attraverso una piena trasformazione e valorizzazione di questi asset.
Il patrimonio immobiliare di Stato, stimato pari a circa 300 miliardi di euro, comprende immobili di proprietà dello Stato centrale, ma anche quelli delle amministrazioni locali. Tali immobili potrebbero essere ceduti nel breve periodo ma con prevedibili forti sconti, data la necessità di importanti interventi di rigenerazione e conversione.
Attraverso invece un rilevante intervento di rigenerazione sugli immobili pubblici, comprensivo dei costi di ristrutturazione e di conversione energetica con target di emissione di Co2 in linea con la “Green House Legislation”, per una stima totale di investimenti complessivi nell’ordine dei 500 miliardi di euro si otterrebbe una rivalutazione complessiva del patrimonio immobiliare pubblico pari a circa 1.100 miliardi di euro, con una possibile plusvalenza netta di circa 200 miliardi di euro e un ritorno medio del capitale proprio investito pari a 1,8 volte.
“Il debito pubblico italiano rappresenta oggi un vincolo alla crescita e allo sviluppo del Paese e la sfida per rilanciare la competitività, richiamata da Draghi su scala europea, richiede di investire importanti capitali pubblici e privati. Per investire nel futuro del Paese occorre mettere a posto i conti sospesi del passato, senza tuttavia cedere alla facile tentazione di cedere i pochi gioielli rimasti per rimandare il problema di pochi mesi”, rileva Claudio Scardovi, Senior Partner e Private Equity & Real Asset Leader di Deloitte e autore del report, con Francesco Paolo Bello, Deputy Managing Partner di Deloitte Legal che aggiunge: “La riduzione del debito pubblico passa attraverso la rigenerazione, riconversione e valorizzazione degli asset reali del Paese che rappresentano elemento di solidità e potenzialità uniche di cui ci dimentichiamo spesso e che dovremmo piuttosto perseguire ed evidenziare, a partire dal bilancio dello Stato”.
A cura de Il Sole 24 Ore
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