Case Green, approvate le regole UE verso la neutralità energetica: ma è polemica
A metà marzo la direttiva sul rendimento energetico degli edifici è stata approvata dal Parlamento europeo. Implica una roadmap ben precisa che impone interventi di riqualificazione a tutti gli edifici dei Paesi dell’Unione.
Gli immobili dovranno raggiungere almeno la classe energetica E entro il 2030 e la D entro il 2033. Per poi arrivare alla neutralità assoluta entro il 2050.
Le case green diventeranno presto una realtà. Lo ha stabilito l’Europarlamento approvando, lo scorso 14 marzo, l’Energy Performance of Building Directive, con l’obiettivo di riqualificare e rendere le abitazioni meno inquinanti. Nel complesso, infatti, gli edifici sono responsabili del 40% del consumo totale di energia dell’UE, oltre che del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. Un piano che era nell’aria già da tempo, ma a cui ora il nostro Paese dovrà adeguarsi e che ha generato malcontento. Soprattutto perché rendere una casa green significa affrontare dei costi che non tutti i proprietari possono permettersi.
Case green, cosa sono e lo scenario in Italia
Gli immobili sono classificati in base alla loro prestazione energetica: le case green sono a risparmio energetico, con emissione di gas nocivo pari o vicino allo zero. Secondo quanto stabilito dal Parlamento europeo, gli immobili residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E entro il 2030 e la D entro il 2033; gli edifici non residenziali e pubblici entro il 2027 e il 2030 (la Commissione ha proposto F e E), mentre tutti gli immobili nuovi avranno l’obiettivo "emissioni zero" dal 2028. I singoli Paesi potranno decidere di non includere, ad esempio, edifici storici o protetti, oppure chiese.
Ma com’è la situazione degli immobili in Italia? Secondo la stima realizzata dall'Ufficio Studi Federcepicostruzioni (la Federazione Nazionale delle Costruzioni) su dati Istat-Enea (l’ente pubblico di ricerca italiano che opera nei settori dell'energia, dell'ambiente e delle nuove tecnologie), sarebbero circa 9,7 milioni gli edifici in Italia (su 12 milioni) che necessitano di lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico. L’investimento complessivo sarebbe di circa 1.000 miliardi di euro. Il 53,7% delle case italiane, infatti, è stato costruito prima del 1970; il 31% è stato edificato nei successivi vent’anni; il 7,4% tra il 1991 e 2000. Meno dell'8% è sorto nell'ultimo ventennio.
Ci saranno sanzioni per chi non si adegua?
L’approvazione definitiva della normativa è ancora lontana. Dopo il primo sì, lo step successivo è aprire il cosiddetto trilogo tra Parlamento, Consiglio e la Commissione europea per arrivare a una versione finale della nuova direttiva. Ed è questo il momento in cui il Governo italiano potrebbe cercare di ottenere ulteriori eccezioni ed esoneri, soprattutto per gli edifici situati nei centri storici.
Solo una volta in vigore la direttiva dovrà essere applicata dagli Stati membri. Per ora non sono previste sanzioni per chi non si adegua, ma i singoli Paesi potrebbero decidere diversamente. Ma c’è un possibile epilogo per tutta la vicenda: quello degli incentivi statali, già richiesti da alcune associazioni, in modo da supportare i cittadini ad adeguarsi al cambiamento.
A cura di OFNetwork
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