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December 4, 2025
Torna a crescere lo smart working in Italia
Nel 2025 sono circa 3.575.000 i lavoratori che per almeno parte del loro tempo operano da remoto, +0,6% rispetto allo scorso anno, quando c’era stata una battuta d’arresto, come rilevato dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano.
Dopo la battuta d’arresto del 2024, nell’anno in corso lo smart working in Italia è tornato a crescere.
Nel nostro Paese sono circa 3.575.000 i lavoratori che per almeno parte del loro tempo operano da remoto, +0,6% rispetto allo scorso anno.
L’aumento più consistente, +11%, si registra nel settore pubblico, in cui oggi 555.000 persone lavorano in smart, pari al 17% dei dipendenti della Pubblica amministrazione.
C’è un rialzo anche nelle grandi imprese (+1,8%), dove oggi il 53% del personale lavora da remoto (1.945.000 persone), mentre le piccole e medie imprese sono in controtendenza: qui i lavoratori da remoto si riducono sensibilmente (-7,7% nelle Pmi, -4,8% nelle microimprese) per rappresentare solo l’8% del totale.
Il quadro emerge dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, che ha rilevato, inoltre, che oggi ci sono iniziative di lavoro agile in praticamente tutte le grandi imprese italiane (95%, stabili rispetto allo scorso anno) e nel 67% delle Pa (6 punti in più rispetto al 2024), quasi sempre con progetti strutturati in cui sono definite policy o linee guida.
Mentre tra le Pmi le adotta il 45% (8 punti in meno rispetto al 2024) e prevalentemente attraverso una gestione informale, in cui la flessibilità deriva da accordi diretti con il responsabile.
Dal punto di vista dei lavoratori, è una opportunità che continua a essere utilizzata con assiduità: nelle grandi imprese, solo il 15% dei lavoratori lavora da remoto meno giorni di quelli previsti dall’accordo con l’organizzazione, soprattutto per la necessità di recarsi in sede per urgenze o emergenze.
Nelle Pa lo fa il 28%, soprattutto per scelte personali.
Nelle Pmi la situazione è eterogenea: circa metà lavora da remoto per i giorni definiti dall’accordo, il 22% utilizza di meno questa possibilità, ma c’è anche un 15% che la usa di più, visto le maggiori deroghe possibili con l’approccio informale.
A cura de Il Sole 24 Ore
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