db Premium Magazine December 10, 2025

Una crescita fragile

Nonostante le incertezze, i dati sull’inflazione suggeriscono per il 2026 un prudente percorso di politiche monetarie espansive.

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A cura del Team CIO di Deutsche Bank – Private Bank Italy

Contesto macroeconomico

Il mercato del lavoro statunitense ha continuato a mostrare segnali di indebolimento: il report sull’occupazione di settembre, pubblicato in ritardo a causa dello shutdown federale, ha registrato un incremento di +119.000 posti di lavoro, un tasso di disoccupazione al 4,4% e una crescita dei salari orari medi del +3,7% su base annua. Gli indicatori privati sull’occupazione segnalano un aumento modesto del numero di occupati per il mese di ottobre, pari a circa 42.000 nuovi occupati.

Secondo l’ultimo dato ufficiale del CPI (Consumer Price Index, cioè l’indice dei prezzi al consumo) di settembre, l’inflazione headline1 è rimasta vicina al 3,0% su base annua, così come la componente core2. Questo rafforza le aspettative di un percorso prudente di allentamento monetario da parte della Fed. A ottobre, la Fed ha ridotto i tassi di 25 punti base, portandoli al 3,75-4,00%, e ha annunciato la sospensione del processo di riduzione del bilancio a partire dal 1° dicembre. Complici i dati macroeconomici e alcune dichiarazioni accomodanti da parte di alcuni membri della Fed, nelle ultime settimane i mercati hanno scontato in maniera sempre più convinta, ma non del tutto, un ulteriore taglio a dicembre.

In Europa, la crescita si è confermata di nuovo fragile, seppur resiliente, e l’inflazione dell’Eurozona si è attestata intorno al 2%, fornendo un’ulteriore conferma alla posizione della BCE che ha mantenuto il tasso sui depositi fermo al 2,0%.
Nel Regno Unito si è osservata una lieve disinflazione, con il CPI al 3,6% su base annua in ottobre, mentre l’inflazione dei servizi è rimasta elevata; la Bank of England (BoE) ha mantenuto invariati i tassi di interesse al 3,50%.
In Asia, la Bank of Japan (BoJ) ha confermato il tasso allo 0,5%, anche se il CPI Core giapponese è salito al 3,0% su base annua in ottobre.

In Cina, infine, il CPI è stato pari allo 0,2% su base annua in ottobre.

Nel complesso, l’incertezza persiste a causa delle tensioni commerciali, di un processo di disinflazione non omogeneo e dei rischi politici che complicano i cicli di allentamento monetario su scala globale.

Nonostante ciò, la politica monetaria dovrebbe continuare a sostenere l’attività economica nel prossimo anno.

Obbligazionario

I Treasury statunitensi hanno registrato un guadagno di circa il +0,6% e proseguito il rally grazie al rafforzamento delle aspettative di riduzione dei tassi di interesse da parte della Fed.

Il rendimento del decennale ha chiuso il mese intorno al 4,02% (in calo rispetto al 4,11% circa di fine ottobre), riflettendo i segnali di debolezza del mercato del lavoro e l’attesa di un taglio della Fed a dicembre.

In Europa, i rendimenti dei Bund tedeschi hanno chiuso intorno al 2,7%, sostanzialmente invariati nonostante i dati macro contrastanti, mentre la BCE ha ribadito la propria posizione sui tassi di interesse.
Gli spread sui titoli di Stato italiani e spagnoli si sono ridotti di poco: il decennale italiano si è portato al 3,40% e quello spagnolo vicino al 3,20%, sostenuti da un clima degli investitori in miglioramento e dalle migliori prospettive sul fronte fiscale.

Azionario

L’S&P 500 ha chiuso il mese di novembre leggermente in rialzo (+0,2%), mentre il Nasdaq è sceso del -1,5%, interrompendo una serie positiva di sette mesi a causa della volatilità legata al settore dell’Intelligenza Artificiale (IA) che ha pesato sul settore tecnologico.

Le small cap hanno guadagnato il +1,0% con un recupero a fine mese, sebbene i rialzi siano stati limitati da segnali macro contrastanti e dall’incertezza sui tassi,.

I mercati hanno registrato forti ribassi a metà novembre, seguiti da un deciso rimbalzo nella settimana del Ringraziamento grazie alle speranze di un taglio dei tassi da parte della Fed a dicembre e dagli utili societari ancora una volta resilienti.

L’indice MSCI Europe ha segnato un incremento del +1,5%, grazie al calo dell’inflazione e alla forza selettiva di alcuni settori che ha permesso di compensare le preoccupazioni geopolitiche.

Negli Stati Uniti, la leadership settoriale si è spostata verso il settore della sanità e dei servizi di comunicazione, mentre la tecnologia è rimasta volatile a causa dei dibattiti sulle valutazioni raggiunte da alcuni titoli del settore; industriali e beni di consumo discrezionali hanno sottoperformato.

A livello globale, l’andamento azionario è stato disomogeneo: i mercati sviluppati hanno registrato piccoli guadagni, mentre quelli emergenti hanno avuto un andamento misto.

Materie prime & Tassi di cambio

I prezzi del petrolio si sono indeboliti nel corso di novembre. Il Brent ha registrato una media di circa 63 USD al barile e ha chiuso il mese su livelli simili. Le preoccupazioni per l’eccesso di offerta hanno prevalso sui rischi geopolitici. L’OPEC+ ha mantenutol’offerta invariata , ma l’aumento delle scorte e l’attività globale contenuta hanno esercitato una pressione al ribasso sui mercati. L’ottimismo sui negoziati di pace Russia-Ucraina ha ridotto i premi di rischio.

L’oro ha chiuso a 4.219 USD per oncia a fine novembre, dopo una media di circa 4.076 USD nel mese, sostenuto da tensioni geopolitiche, incertezza fiscale e aspettative di ulteriori allentamenti da parte della Fed.

L’appetito degli investitori per asset difensivi è ancora presente, rafforzando il ruolo dell’oro come copertura contro la debolezza valutaria e la volatilità macroeconomica.


1 L’inflazione headline misura la variazione complessiva dell'indice dei prezzi, includendo tutte le categorie di beni e servizi.

2 L’inflazione core, misurata dal CPI Core, rispetto all’inflazione headline, esclude le componenti più volatili come cibo ed energia.


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