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October 14, 2025
Andamento lento
A settembre i tassi di interesse USA hanno registrato la maggiore discesa su base mensile dall’inizio dell’anno. Segnali positivi dai mercati azionari su entrambi i lati dell’Atlantico.
A cura del Team CIO di Deutsche Bank – Private Bank Italy
Contesto macroeconomico
Il mercato del lavoro statunitense ha dato altri segnali di raffreddamento durante l’estate. La creazione media di nuovi posti di lavoro del terzo trimestre del 2025 è stata di 29.000 nuove buste paga al mese; il tasso di disoccupazione si è attestato al 4,3% e la crescita dei salari è stata modesta. A settembre l’inflazione core è rimasta al 2,9% anno su anno e la Fed ha abbassato i tassi di 25 bps per la prima volta dall’inizio dell’anno, portandoli al 4,00-4,25%.
In Europa, la crescita economica è migliorata soltanto marginalmente e l’inflazione si è mantenuta al 2,2% anno su anno, inducendo la BCE a un atteggiamento di cautela nonostante la discesa dei prezzi dell’energia. Il Regno Unito continua ad attraversare una fase di elevata pressione sui prezzi, contemporaneamente a un affievolimento del mercato del lavoro.
In Asia, le dinamiche sono state eterogenee: il recupero dell’economia giapponese è stato frenato dai consumi fiacchi, mentre la Cina si continua a confrontare con le pressioni deflazionistiche. Per questi motivi la crescita del commercio nella regione ha registrato un’interruzione.
Nei Paesi Emergenti, infine, sono aumentate le divergenze in materia di politica economica; l’India e le economie dell’ASEAN hanno mostrato resilienza grazie alla domanda domestica.
Un clima di incertezza globale rimane sullo sfondo. Le tensioni sui dazi e l’inflazione che si mantiene elevata complicano la strada delle Banche Centrali, sebbene si stia diffondendo un allentamento delle politiche monetarie per stabilizzare la crescita economica.
Obbligazionario
A settembre, i Treasury USA hanno registrato una performance positiva dell’1,06%, equivalente alla migliore performance da fine 2023. La curva governativa statunitense si è appiattita con il rendimento del titolo a 10 anni che ha chiuso il mese al 4,16% (in calo di circa 12 bps) dopo essere sceso su livelli ancora più bassi immediatamente dopo il taglio dei tassi da parte della Fed.
In Europa, il rendimento del Bund a 10 anni ha archiviato il mese di settembre vicino al 2,62% (in rialzo di circa 6 bps) a seguito di una BCE che è rimasta cauta nonostante la discesa dell’inflazione. Un miglioramento del sentiment ha prodotto una compressione degli spread dei titoli di Stato dei Paesi della periferia.
Nel complesso, il mese di settembre ha riflesso una narrativa di maggiore allentamento delle politiche monetarie globali con le Banche Centrali impegnate a bilanciare i rischi sull’inflazione con quelli sulla crescita economica.
Azionario
L'ottimismo sull’IA (Intelligenza Artificiale) ha fatto salire a settembre l’S&P 500 del +3,5% e il NASDAQ del +5,6%.
Le Small Cap sono salite del +3,0%, anche se i guadagni sono stati moderati rispetto ai massimi di agosto. I driver del rally sono stati anche il taglio dei tassi di 25 bps da parte della Fed, le revisioni degli utili al rialzo e la resilienza della spesa dei consumatori statunitensi.
In Europa, l'Euro Stoxx 50 ha guadagnato il +2,8% grazie ad una discesa dell'inflazione e ai risultati aziendali che sono stati buoni.
A livello settoriale, la leadership è stata ancora in mano al settore della tecnologia e dei servizi di comunicazione, mentre i settori difensivi sono rimasti indietro. La fiducia degli investitori è migliorata grazie all’allentamento monetario di fronte ad un contesto di dati sul lavoro deboli e un’inflazione moderata.
A livello globale, i titoli azionari hanno registrato solidi guadagni e quelli dei mercati emergenti sono stati superiori a quelli dei Paesi sviluppati, evidenziando come si stia diffondendo una rinnovata fiducia negli asset più rischiosi nonostante le incertezze a livello macroeconomico.
Materie prime & Tassi di cambio
A settembre i prezzi del petrolio sono stati volatili: il Brent si è mosso tra i USD 64 e USD 71 al barile prima di terminare il mese a USD 67 di riflesso agli aggiustamenti al rialzo dell'offerta da parte dell’OPEC+, nonostante i timori generali per la domanda globale. Sebbene i rischi sull’offerta persistano, l'aumento delle scorte e il rallentamento della crescita globale hanno frenato i rialzi.
L'oro ha chiuso il mese a USD 3.858 l'oncia grazie alle tensioni geopolitiche, ai timori sulla sostenibilità del debito globale e al primo taglio dei tassi della Fed di quest’anno. La domanda di beni rifugio continua ad essere elevata rafforzando il ruolo dell'oro come copertura dai rischi valutari e dalla volatilità macro.
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