db Magazine July 23, 2025

A fine 2024 i fondi pensione italiani hanno raggiunto risorse per circa 243,4 miliardi di euro

Secondo la relazione annuale Covip, per quanto riguarda le casse di previdenza, si è arrivati a risorse per un ammontare pari a 124,7 miliardi di euro.

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A fine 2024 i fondi pensione italiane hanno raggiunto risorse per 243,4 miliardi di euro con le casse di previdenza arrivate a 124,7 miliardi di euro. È quanto emerso dalla relazione annuale Covip, secondo la quale alla fine dello scorso anno le forme pensionistiche operanti in Italia erano 291: 33 fondi negoziali, 38 fondi aperti, 69 piani individuali pensionistici (Pip) e 151 fondi pensione preesistenti.

Il numero continua a diminuire; rispetto al 1999 si è più che dimezzato, soprattutto per la riduzione dei fondi preesistenti, scesi da 618 a 151 unità. Il sistema della previdenza complementare continua a consolidarsi: la dimensione media dei fondi aumenta oltre la crescita generata dall’afflusso di iscritti e contributi. Andando a vedere nel dettaglio alcuni numeri della relazione, risulta che gli iscritti alla previdenza complementare sfiorano i 10 milioni (+4% rispetto al 2023); in percentuale delle forze di lavoro, gli iscritti sono pari al 38,3%.

I fondi negoziali contano 4,1 milioni di iscritti (+5,5% rispetto al 2023); gli iscritti ai fondi aperti superano i 2 milioni (+7%). I Pip “nuovi” contano 3,7 milioni di iscritti (+2,5%) mentre i fondi pensione preesistenti registrano 661.000 aderenti. Si conferma la presenza di un gender gap. Gli uomini rappresentano il 61,6% degli iscritti alla previdenza complementare, mentre le donne formano il restante 38,4%. In base all’età, gli iscritti risultano concentrati nelle classi intermedie e più prossime al pensionamento. Il peso della componente più giovane (fino a 34 anni) è tuttavia salita dal 17,6% del 2019 al 19,9% del 2024.

La partecipazione alla previdenza complementare cresce all'aumentare dell'età; tra i 15 e i 34 anni è più bassa della media generale, 29,9%, ma comunque in crescita di 8,4 punti percentuali rispetto a cinque anni prima. Quanto all'area geografica, il tasso di partecipazione supera la media nazionale nelle regioni settentrionali, dove si concentrano il 57,2% degli iscritti; valori più bassi e decisamente inferiori alla media si registrano in gran parte delle regioni meridionali.