db Magazine May 5, 2023

Per il Private Debt raccolta record nel 2022

Raccolta di 1,1 miliardi di euro e investimenti pari a 3,2 miliardi di euro: sono i numeri 2022 relativi al Private Debt.

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Nel 2022 il Private Debt (il segmento che riguarda i finanziamenti e gli strumenti di debito sottoscritti da operatori extrabancari) ha raggiunto numeri record: una raccolta di 1,1 miliardi di euro e investimenti per 3,2 miliardi di euro.

È quanto emerge dal rapporto Aifi 2022 realizzato in collaborazione con Deloitte. Nel dettaglio, la raccolta degli operatori di Private Debt attivi in Italia è cresciuta del 15% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 1.131 milioni di euro, contro i 987 milioni del 2021.

Gli operatori che hanno raccolto capitali sono stati 11, stesso numero del 2021, e le fonti sono state per il 21% fondi pensione, per il 15% fondi istituzionali e per il 15% assicurazioni.

Per quanto riguarda gli investimenti, invece, nel 2022 sono saliti a 3,2 miliardi, mettendo a segno un incremento del 43% in confronto all'anno precedente che è stato influenzato da alcune operazioni a supporto di acquisizioni significative.

Il numero di sottoscrizioni è stato pari a 262 (-7% rispetto alle 281 del 2021), distribuite su 133 società (141 nel 2021, -6%).

Nel corso dello scorso anno è aumentato il peso delle operazioni di dimensioni rilevanti: nel 2022 le società che hanno ricevuto almeno 100 milioni di euro ciascuna sono state 8, per un ammontare complessivo di 1,727 miliardi, in crescita rispetto alle 5 società dell’anno precedente che avevano raccolto 1,127 miliardi.

I finanziamenti hanno rappresentato il 59% dei casi, le sottoscrizioni di obbligazioni il 35% e gli strumenti ibridi il restante 6%: la durata media delle operazioni è di 5 anni e 8 mesi, mentre il tasso d’interesse medio è pari al 5,07%.

A partire dall’avvio del mercato nel 2013, sono stati 25 gli operatori che hanno raccolto capitali per un totale di 5,4 miliardi di euro e dal 2014 sono stati investiti in questo mercato 10,7 miliardi di euro.

A cura de Il Sole 24 Ore