CIO View October 7, 2025

CIO Chartbook Europa | Ottobre 2025

Outlook macroeconomico, Obbligazionario, Azionario, Materie prime e Valute.

Chartbook-2025

Highlights del mese 

Macroeconomia:  Il mercato del lavoro statunitense ha dato altri segnali di raffreddamento durante l’estate. La creazione di nuovi posti di lavoro media del Q3 è stata di 29.000 nuove buste paga al mese, il tasso di disoccupazione si è attestato al 4,3% e la crescita dei salari è stata modesta. A settembre l’inflazione core è rimasta al 2,9% YoY e la Fed ha abbassato i tassi di 25 bps per la prima volta dall’inizio dell’anno, portandoli al 4,00- 4,25%. In Europa, la crescita economica è migliorata soltanto marginalmente e l’inflazione si mantenuta al 2,2% YoY inducendo la BCE ad un atteggiamento di cautela nonostante la discesa dei prezzi dell’energia. Il Regno Unito continua ad attraversare una fase di elevata pressione sui prezzi contemporaneamente ad un affievolimento del mercato del lavoro. In Asia, le dinamiche sono state eterogenee: il recupero dell’economia giapponese è stato frenato da dei consumi fiacchi, mentre la Cina si continua a confrontare con delle pressioni deflazionistiche. Per questi motivi la crescita del commercio nella regione ha registrato un’interruzione. Nei Paesi Emergenti, infine, sono aumentate le divergenze in materia di politica economica – l’India e le economie dell’ASEAN hanno mostrato resilienza grazie alla domanda domestica. Un clima di incertezza globale rimane sullo sfondo. Le tensioni sui dazi e l’inflazione che si mantiene elevata complicano la strada delle Banche Centrali, sebbene si stia diffondendo un allentamento delle politiche monetarie per stabilizzare la crescita economica.

Mercati obbligazionari: A settembre, i Treasury USA hanno una registrato performance positiva dell’1,06%, equivalente alla migliore performance da fine 2023. La curva governativa statunitense si è appiattita con il rendimento del titolo a 10 anni che ha chiuso il mese al 4,16% (in calo di ca. 12bps) dopo essere sceso su livelli ancora più bassi immediatamente dopo il taglio dei tassi da parte della Fed. In Europa, il rendimento del Bund a 10 anni ha archiviato il mese vicino al 2,62% (in rialzo di ca. 6bps) a seguito di una BCE che è rimasta cauta nonostante la discesa dell’inflazione. Un miglioramento del sentiment ha prodotto una compressione degli spread dei titoli di Stato dei Paesi della periferia. Nel complesso, il mese di settembre ha riflesso una narrativa di maggiore allentamento delle politiche monetarie globali con le Banche Centrali impegnate a bilanciare i rischi sull’inflazione con quelli sulla crescita economica.

Mercati azionari: L'ottimismo sull’IA ha fatto salire l’S&P 500 del +3,5% e il NASDAQ del +5,6% a settembre. Le Small Cap sono salite del +3,0%, anche se i guadagni sono stati moderati rispetto ai massimi di agosto. I driver del rally sono stati il taglio dei tassi della Fed di 25bps, le revisioni degli utili al rialzo e la resilienza della spesa dei consumatori statunitensi. In Europa, l'Euro Stoxx 50 ha guadagnato il +2,8% grazie ad una discesa dell'inflazione e dai risultati aziendali che sono stati buoni. A livello settoriale, la leadership è stata ancora in mano al settore della tecnologia e dei servizi di comunicazione, mentre i settori difensivi sono rimasti indietro. La fiducia degli investitori è migliorata grazie all’allentamento monetario di fronte ad un contesto di dati sul lavoro deboli e un’inflazione in moderazione. A livello globale, i titoli azionari hanno registrato dei solidi guadagni e quelli dei mercati emergenti sono stati superiori a quelli dei paesi sviluppati, evidenziando come si stia diffondendo una rinnovata fiducia negli asset più rischiosi nonostante le incertezze a livello macroeconomico.

Materie prime e tassi di cambi: I prezzi del petrolio sono stati volatili a settembre. Il Brent si è mosso tra i USD 64 e USD 71 al barile prima di terminare il mese a USD 67 di riflesso agli aggiustamenti dell'offerta da parte dell’OPEC+ nonostante i timori generali per la domanda globale. Sebbene i rischi all'offerta persistano, l'aumento delle scorte e il rallentamento della crescita globale hanno frenato i rialzi. L'oro ha chiuso il mese a USD 3.858 l'oncia grazie alle tensioni geopolitiche, ai timori sulla sostenibilità del debito globale e al primo taglio dei tassi della Fed di quest’anno. La domanda di beni rifugio continua ad essere elevata rafforzando il ruolo dell'oro come copertura dai rischi valutari e dalla volatilità macro.

Outlook macro 

Outlook 

  • I dati recenti sul mercato del lavoro e gli indici ISM evidenziano dei segnali di raffreddamento negli Stati Uniti. L'economia sta attraversando un rallentamento, con le famiglie e le aziende che si devono adattare al nuovo contesto globale di dazi strutturalmente più alti. Ma i bilanci delle famiglie sono in buona salute, la redditività delle aziende è resiliente e gli investimenti nell’intelligenza artificiale sono ingenti – supportati dalla spesa pubblica legata al “One Big Beautiful Bill”. Pertanto, l’attuale rallentamento dovrebbe essere di breve durata. Crediamo che possa ritornare un clima più ottimista e una ripresa dello slancio economico, sostenuto dall’entusiasmo del Paese in occasione del 250° anniversario della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti (4 luglio 2026).
  • L’accordo commerciale con gli Stati Uniti per una tariffa generale del 15% ha ridotto l’incertezza per l’economia giapponese. Nel 2025, il Giappone dovrebbe registrare una crescita robusta, pari all'1,2%. Il tasso d'inflazione elevato nel Paese, pari al 3,0%, dovrebbe scendere al 2,0% nel corso del 2026. Ciò è dovuto anche al fatto che la BoJ dovrebbe continuare a normalizzare la propria politica monetaria e aumentare il tasso di interesse di riferimento all'1,0% (attualmente 0,5%). Questa manovra potrebbe incidere sulla crescita del PIL del Giappone, motivo per cui ci attendiamo un ritmo di espansione più debole e pari 0,7% nel 2026.
  • In Eurozona, la crescita economica è stata buona nel Q1 2025 e pari allo 0,6% rispetto al trimestre precedente, ma è stata più bassa e pari allo 0,1% nel Q2. In Germania è stata debole durante l’intera prima metà dell’anno. Tuttavia, la crescita del PIL tedesco dovrebbe salire all’1,2% nel 2026 grazie agli stimoli fiscali. Per l’Eurozona, invece, prevediamo una crescita dell’1,1% l’anno prossimo. L’inflazione, infine, dovrebbe mantenersi vicino all’obiettivo della BCE del 2.0%. Ciò nonostante, anticipiamo un altro, finale, taglio dei tassi della BCE all’1,75% a supporto dell’economia.

  • La Cina ha sorpreso le aspettative grazie ad una crescita forte del PIL del 5,3% nel primo semestre del 2025, sostenuta dall’aumento anticipato delle esportazioni in vista dei dazi e dai sussidi ai consumi. Stati Uniti e Cina hanno deciso di prorogare l’attuale livello dei dazi fino a metà novembre e sembra che nel prossimo futuro non ci siano ulteriori escalation. Ciò nonostante, i buoni dati economici del primo semestre dell'anno difficilmente verranno confermati con il proseguire dell'anno. Anche se ci aspettiamo maggiori stimoli di bilancio alla fine del terzo trimestre, ci aspettiamo che la crescita del PIL reale scenda al 4,8% nel 2025 e rallenti ulteriormente al 4,2% nel 2026.

Outlook-macro-2025

*Consenso di Bloomberg.

1) Per gli USA, la crescita del PIL Q4/Q4 % è pari a 0,8% nel 2025 e a 1,7% nel 2026.
2) Tasso di disoccupazione urbana (fine periodo), non confrontabile con i dati di consenso.
3) Il deficit fiscale cinese di riferisce al saldo di bilancio aumentato (definizione più ampia) del FMI. Non confrontabile con i dati di consenso.

Fonte: Deutsche Bank AG, Bloomberg Finance L.P. Dati al 3 settembre 2025.