db Magazine
July 15, 2022
Addio alle auto diesel e benzina dal 2035. È tempo di elettrico
Dal 2035 si produrranno solo vetture a batteria. L’obbiettivo è di ridurre del 100% le emissioni di Co2. Ma i dubbi non mancano.
Chi si potrà permettere questi veicoli (oggi più cari di circa il 50%)? Ci saranno lungo le strade abbastanza centraline per le ricariche? Chi compra adesso una macchina a combustione riuscirà nei prossimi anni, a rivenderla? Di quanto potrebbe svalutarsi? Quali saranno le ripercussioni nella società se, come si prevede, scompariranno circa 500 mila posti di lavoro di cui 70mila solo in Italia?
Nella notte tra il 28 e il 29 giugno i ministri Ue dell’Ambiente riuniti a Lussemburgo hanno trovato l’accordo che impone lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel a partire dal 2035. L’obiettivo è di ridurre le emissioni di Co2. Non solo: a livello comunitario la Ue stima di riuscire a diminuire almeno del 55% le proprie emissioni nette di gas serra complessive entro il 2030, arrivando alla neutralità climatica per il 2050.
Cosa accadrà al mercato
La notizia è stata accolta, in tutta Europa, con non poche perplessità. Da un lato, infatti, c’è chi pone il problema, non trascurabile, dei posti di lavoro che andranno inevitabilmente persi nei prossimi anni. Molti componenti di auto a combustione, per esempio, non saranno più in produzione e si prevede un calo degli occupati pari al 30% della attuale forza lavoro. Questo significa, dati alla mano, che sono a rischio circa 500mila posti da lavoro in Europa e 70mila solo in Italia.
Dall’altro lato, poi, va anche considerato il problema che molte delle più importanti aziende europee dovranno necessariamente riconvertire le loro produzioni per adattarsi al mutato contesto di mercato, predisponendo dunque significativi investimenti per creare nuove “gigafactory” da destinare alla realizzazione di batterie per veicoli elettrici.
Ma c’è di più, fanno notare gli scettici. I consumatori si troveranno nella costrizione di dover acquistare auto molto più costose dei tradizionali veicoli a combustione. Oggi, per esempio, una elettrica di medie dimensioni ha un costo stimabile in circa 30mila euro, mentre ne servono 20mila per acquistarne una di pari dimensioni a benzina.
Tuttavia, secondo Bloomberg, la potente agenzia di stampa americana specializzate in news economiche e finanziarie, entro quattro anni le auto elettriche dovrebbero avere lo stesso prezzo di quelle a combustione.
Ma questa notizia è solo parzialmente rassicurante: bisogna infatti considerare il processo di svalutazione dei veicoli tradizionali. Chi oggi acquista un’automobile a benzina, tra quattro anni potrebbe trovarsi nella condizione di non riuscire a rivenderla, o di vederne diminuito, se non quasi azzerato, il valore di mercato.
La mobilità del futuro
Come viaggeremo, quindi, nell’immediato futuro? Innanzitutto, molto dipenderà dalla velocità di adattamento del mondo automotive. Infatti, le auto elettriche hanno bisogno di essere ricaricate presso le apposite colonnine che, oggi, scarseggiano. E anche se il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNNR) ha previsto, tra i suoi obiettivi a medio termine, anche l’installazione di quasi 22mila colonnine fast e super-fast di ricarica entro il 2026, c’è chi prevede che queste non basteranno a coprire i bisogni di un numero crescente di utenti.
In un contesto così mutato, quindi, potrebbe trovare ampia diffusione il noleggio, il cosiddetto car sharing, soprattutto per gli spostamenti in città. E per la micromobilità urbana potrebbero essere apprezzati i mezzi di trasporto “green”, come scooter elettrici, biciclette a pedalata assistita o monopattini.
Mentre per i viaggi a lunga percorrenza si ricorrerà ancora alle automobili, anche se non necessariamente di proprietà.
C’è, poi, anche chi auspica un utilizzo più intenso dei mezzi pubblici, come treni e autobus, che ridurrebbero ulteriormente le emissioni nell’ambiente e avrebbero il vantaggio di alleggerire contestualmente il traffico urbano ed extra-urbano.
A cura di OF Network
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